La pelle è bruciata, me ne accorgo ora, guardo le braccia, le gambe, non è stato il sole.
Al cavalluccio marino che tenevo come reliquia sul mio comodino si era spezzato il ricciolo della coda, eppure il fatto non mi aveva dato alcun dolore.
Piuttosto, era il grande dipinto coperto da un pesante drappo damascato a impensierirmi da tempo. A volte salivo in soffitta con l’idea di spostare almeno un lembo della stoffa. O di cercare tra le cianfrusaglie quei ricordi che la mia civetta Atena è sempre pronta a tenere lontano da me. Le basta puntarmi lo sguardo addosso, con occhi grigi e fissi. Vive lì, la maggior parte del tempo, a volte andiamo a caccia insieme.
Il fatto è che anche stanotte ho sognato: di solito sono fiori colorati che cambiano forma a una velocità sorprendente, gioco tra sonno e veglia a reggere il ritmo e cogliere ogni metamorfosi. Oppure sono frecce che si raccolgono a indicarmi una direzione, danzatori dervisci che volteggiano in un campo nero fino a trasformare il mio buio in scacchiera, geometrie perfette dove a volte il verde e blu si incontrano infischiandosene di tanta regolarità.
Questa notte ai disegni organizzati e rassicuranti si sono sostituiti animali: non erano tigri azzurre, ma lupi, volpi, esseri mai visti, con sorrisi grotteschi davano origine a mosaici spaventosi.
Sono salita in soffitta, ho strappato il drappo con forza, ma il quadro (che in cuor mio avrei voluto vedere) non era questo
Non è ancora l’alba, ho pensato di chiamare te, che sei forte e bello e gli somigli pure, ma devi pensare alla tua ragazza, bella anche lei, e ai tuoi sogni. Oppure te, con cui immaginiamo mondi sottili, grandi paure nel cuore. O te, con cui ho conosciuto ogni pazzo del quartiere, come Mercurio che se ne va ondeggiando, strabordante sulla sua vecchia motocicletta.
Oppure te, che stai accoccolato sotto un cielo grigio e basso, mentre la tua casa brucia.
Invece strapperò questo foglio e lo getterò nella differenziata, andrò a controllare se in montagna ci sono già i colori dell’autunno.
* Vittorio Corcos, Pietro Mascagni, 1891